Tre cose che (forse) non sapete sul Tango
Pensi di sapere (quasi) tutto sul Tango Argentino ? Siete esperti super-informati sulla materia ?
Gioca con noi e mettiti alla prova rispondendo a tre semplici domande. E.. non barare ! Copri la risposta e cerca di rispondere alla domanda al meglio che puoi! Alla fine, scopri la risposta e guarda se hai vinto!
Perché balliamo le tande da 4 tanghi ?
Perché, come in tutti i balli di coppia, non balliamo un singolo brano e non cambiamo ballerino/a al ballo successivo?
Tanda, in spagnolo, significa “serie”, perciò la tanda è una serie di 4 tanghi, interrotti da una cortina (in spagnolo cortar, tagliare). Non tutti sanno che, un tempo, i ballerini uomini pagavano la propria dama per poter ballare.
Per assicurarsi una “Tanda”, ovvero una serie di 4 brani consecutivi, con una delle donne presenti, il ballerino ritirava un gettone alla cassa, pagando in anticipo la prestazione, per lasciarlo poi alla prescelta affinché ne ritirasse il suo compenso.
Per evitare che con un solo gettone i maschietti soddisfacessero tutta la loro voglia di “ballare” inventarono la cortina, così al termine del tempo a disposizione, per “ritornare in pista”, gli uomini dovevano premunirsi di un nuovo gettone per poter ballare una nuova serie di 4 tanghi.
Ecco perché, ancora oggi, pur non dovendo più pagare, è comunque rimasta la tradizione di 4 brani consecutivi con la stessa dama.
Da dove arriva il "Bandoneòn" ?
Il bandoneón è uno strumento inventato circa nel 1846 da un musicista tedesco Heinrich Band, con il nome di “bandònion”, e, pensate un po’, era destinato alle musiche di chiesa!
Non ci sono certezze per sapere quando arrivò a Buenos Aires (probabilmente verso il 1870), ma sappiamo che divenne molto usato verso il 1890, perché si accorsero che le sue sonorità erano perfettamente compatibili con le musiche del tango e per il suo temperamento triste e vellutato.
Il suo nome venne quindi cambiato dal tedesco “bandònion” allo spagnolo “bandoneón”.
Cos’è il "Lunfardo" ?
Verso la fine dell’ottocento ed i primi del novecento, Buenos Aires era alle prese con la grande immigrazione, che aveva importato i tanti dialetti d’origine. Infatti, la lingua parlata dagli immigranti divenne una sorta di mix tra tutte queste lingue. I sostantivi, i verbi e gli aggettivi dello spagnolo venivano sostituiti dalle parole di origine dialettale.
All’inizio questa lingua venne utilizzata dalla “poco raccomandabile” malavita locale, diventando quasi un linguaggio in codice, che usava una strana tecnica di codifica invertendo l’ordine delle sillabe. Il nome “lunfardo”, deriva da come gli immigrati francesi chiamavano gli immigrati italiani che, in senso dispregiativo, venivano chiamati tutti “lumbard”.
Il termine poi fu ripreso dagli argentini che, nel tempo, lo trasformarono in lunfard. Volendo assegnare questo linguaggio ai malavitosi, il lunfardo è diventato la loro lingua. Il lunfardo ebbe grande diffusione, fino a diventare un dialetto tipico della città di Buenos Aires. L’abitudine di pronunciare le parole invertendo l’ordine delle sillabe fu chiamato “vesre” da reves, che significa appunto inverso.
Così che, ad esempio, il tango divenne gotan, un viejo (vecchio) divenne jovie, cabeza (testa) zabeca e così via.
Allora quante risposte giuste hai dato ?? - Rispondi qui sotto ma solo la verità ! :-)
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